L'Arra nel Matrimonio


Mi ricordo che quando frequentavo i matrimoni da piccola, in un certo momento del rito si sentiva una sorta di tintinnio magico... era quando gli sposi scambiavano le monete. Oggi sono pochi i fidanzati  che scelgono di continuare questa tradizione, tuttavia non cessa di essere un costume simbolico e pieno di significato.

 

Alcuni paesi dell'America Latina come Messico, Colombia, Venezuela e molti altri hanno ereditato quest’abitudine dalla Spagna.  In realtà, questa pratica viene da tempo immemorabile.  La tradizione dell'arra è nata in Oriente ed è raccolta dai Romani al fine di rafforzare l'accordo raggiunto tra i coniugi, era chiamata l'arra sponsalicia. È stabilita in Spagna con il Diritto Germanico-Visigoto e con il sostegno della Chiesa.

Prima dell'introduzione degli anelli nella celebrazione dei matrimoni spagnoli, per il rito romano, esisteva  solo l'arra come segno di scambio delle promesse.  Nell’antica  Spagna l'arra era adatta alla condizione della moglie, secondo era questa villana o contadina. La prima poteva ricevere come arra tre dei migliori possedimenti del marito, mentre alla contadina le era dato un campo per la semina e un cafisso di seme.. (Il cafisso  designava una misura di capacità per cereali secchi, legumi, noci e altri; che è stato usato in Spagna e aveva la particolarità di che variava a seconda delle regioni).  Fu verso il Medioevo che l'arra è stata sostituita dagli anelli rimanendo una scelta nel rituale.


Ma che cosa è l'arra?, è composta da 12 monete “reali" d'oro o d'argento e una di bronzo o materiali meno nobili (alcuni usano tutte le monete dello stesso materiale). Le 13 monete ripresentano nel rito mozarabico, i beni ripartiti entro dodici mesi dell’anno e una in più da condividere con i poveri, inoltre rappresenta anche il numero della fortuna. La Chiesa cattolica, nella Spagna e altri paesi, adottò questa pratica e usa 13 monete a simboleggiare i beni che la nuova coppia condividerà.

Queste monete sono passate attraverso vari significati oltre al suddetto, un tempo rappresentavano una dote, in un altro un dono in segno d’apprezzamento della verginità della moglie, oggi l'arra significa, nel rituale religioso, piuttosto che la chiamata alla prosperità e buona fortuna, l'impegno della coppia ante Dio, di sforzarsi per rendere più prolifici i beni materiali e di lottare per che nulla manchi nella famiglia che cominciano a formare; vale a dire un segno di reciproca assistenza tra gli sposi.

Le monete che formano l'arra possono essere di diverso tipo, le più costose sono immerse in platino, oro o argento e spesso hanno un cuore di rame. Ci sono anche quelle più economiche, sono realizzate in nichel e hanno un secondo placcato in oro o argento secondo la preferenza della coppia. Possono essere stampate con i più diversi motivi; con rispetto alle loro dimensioni, tendono ad essere tra 1,5 cm e 3 cm di diametro, anche se non ci sono misure standard.

L’usanza vuole che l'arra sia pagata dallo sposo, ma in alcuni paesi è tradizione che siano i testimoni  a regalarla o prestarla se sì da il caso.  In altri casi è ereditata dai genitori ai figli diventando una tradizione. Le monete sono conservate curatamene dentro un vassoio poggiato su un piccolo cuscino bianco. A volte tende ad essere portata all'altare da uno dei paggetti che accompagnano gli sposi, ma sono i testimoni coloro che hanno il compito di portare l'arra alla chiesa e consegnarla al parroco quando lo richieda.

Il rituale inizia quando uno dei testimoni passa al sacerdote le monete, il prete le benedice e le consegna allo sposo, esso le passa alla sposa e lei le passa al suo fidanzato di nuovo. Il rito sarà più o meno come segue:
*Sacerdote: "Benedici, Signore, quest’arra, che “nome della sposa e dello sposo” si  consegnano, e versa su di loro l'abbondanza dei tuoi beni".
*Sposo: (prende l'arra e la consegna alla sposa, dicendo:
"nome della sposa”, “riceve quest'arra in pegno della benedizione di Dio e segno dei beni  che condivideremo".
*Sposa: (riconsegna l'arra ricevute allo sposo, dicendo:
”nome dello sposo”, “riceve quest'arra in pegno della benedizione di Dio e segno dei beni che condivideremo”.

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